Il concetto di anima di Jung è un aspetto monolitico presente nella psiche maschile che affonda le sue radici nell’inconscio collettivo, nei miti e nella storia individuale e culturale dell’uomo e che rivela la sua impronta in ogni nuova attrazione e relazione con l’altro sesso. In questo articolo scopriamo l’origine del concetto di anima di Jung, e come lo abbia portato  a confrontarsi con l’idea di molteplicità psichica

concetto di anima di Jung

concetto di anima di Jung

 

Prima di entrare nel merito del  concetto di Anima di Jung riporto, a beneficio del lettore, alcune definizioni  che aiutano a comprendere questo assunto fondamentale  della psicologia analitica junghiana  a cui è debitore il moderno approccio ai Sé psichici .

In questa Guida il concetto di Anima di Jung, viene considerato  nella sua accezione originaria per designare un aspetto presente nei sogni degli uomini, ma viene  ricondotto alle molteplici sfaccettature dell’energia archetipica del femminile nei cui simboli spesso si incarna.

Definizioni del concetto di Anima di Jung

Definizione del concetto di anima di Jung tratto da Marie Louise Von Frantz, Il mondo dei sogni, ed.red, pag.253:

“Anima (dal  latino anima-ae) è la componente inconscia femminile della personalità dell’uomo.Nei sogni è rappresentata con immagini di donne che variano dalla prostituta alla seduttrice, alla guida spirituale. L’anima è il principio dell’eros, quindi il suo sviluppo nell’uomo si riflette nel modo di rapportarsi alle donne. L’identificazione con anima può comportare l’evidenziazione di aspetti caratteriali quali effeminatezza, ipersensibilità, melanconia. Jung chiama Anima l’archetipo della vita stessa”.

Definizione del concetto di anima di Jung tratto da J.Chevalier A.Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, pag 65:

“Un’altra importante definizione del concetto di anima di Jung afferma che l’anima è l’archetipo del femminile che svolge un ruolo di particolare rilievo nell’inconscio dell’uomo.”

Definizione delconcetto di anima di Jung tratto da U. Galimberti, Psicologia, Garzanti, pag 67:

” In ambito psicologico solo C.G. Jung   ha fatto largo uso della parola Anima impiegata in due accezioni: una generale, dove per anima si intende l’interiorità dell’uomo in contrapposizione alla sua maschera esteriore che Jung definisce Persona, e una specifica dove dove l’anima è la parte controssesuale del maschio.”

Definizione del concetto di anima di Jung tratto da James Hillman, Anima, Adelphi, pag 27:

“E’ indubbio che l’esperienza confermi questa prima nozione dell’anima come il lato inferiore, femmineo dell’uomo. E’ appunto attraverso le figure oniriche. le emozioni, i disturbi somatici, le fantasie e le proiezioni ossessive degli uomini occidentali che si incontra Anima per la prima volta. Essa è la “seduttrice affascinante, possessiva, mutevole e sentimentale che è nell’uomo”.

Comprendiamo così che nel concetto di anima di Jung  il temine Anima è coniato per identificare l’energia femminile presente nell‘inconscio dell’uomo. Per Jung   la nascita di questa energia psichica è collegata al  numero di geni maschili o femminili nell’individuo.

Se la maggioranza di genere (maschile o femminile) determina il sesso del nascituro, il numero minore di geni dell’altro sesso, contribuisce a formare caratteri del sesso opposto che, avendo minore potenza, restano a livello inconscio.

Jung parla di Anima in questi termini:

L’uomo ha sempre portato in se’ l’immagine della donna, non l’immagine di una determinata donna, ma di un determinato tipo di donna. Questa immagine è, in fondo, un insieme ereditario inconscio di origine molto remota, innestato nel sistema organico, un “archetipo”, sintesi di tutte le esperienze ancestrali intorno all’animo femminile”  (A.Vita G.Bollea,Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna, 3° ed. To, 1959, pag.203, Seelen-probleme der Gegenwart).

Formulazione del concetto di Anima di Jung

La formulazione del  concetto di anima di Jung passa attraverso l’attenzione riservata al suo mondo interiore, ma sopratutto attraverso  le su esperienze personali e quella più ampia della realtà storica.

Giunge infatti a formulare il concetto di Anima  sommando le esperienze cliniche e personali degli ultimi anni:  c’era  stata la  terapia e la relazione sentimentale con Sabine Spielrein che l’aveva toccato nel profondo, la liaison professionale ed umana con Freud, di sicuro era  al corrente anche delle teoria della  bisessualità infantile formulata da Fliess e utilizzata  da Freud.

C’era stata la pubblicazione de “La libido: simboli e trasformazioni” e la conseguente rottura con Freud, un momento  importante per difendere le proprie idee e   dare una direzione più ampia alla psicoanalisi, che però lo precipitò in una profonda depressione, e c’erano gli avvenimenti storici ad accentuare tutto questo.

Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale e l’ inquietudine e l’influenza dei fatti incalzanti provocarono un flusso incessante di sogni e di  fantasie  (sogni ad occhi aperti, visioni), ma  quest’ immersione nell’ inconscio  era per Jung ancora più faticosa, il mondo che gli si apriva era  “ un mondo estraneo, dove tutto appariva difficile ed incomprensibile“ ( op cit. pag  204)

Da una parte sentiva tensione e paura per queste esperienze così lontane dalla vita di psichiatra e studioso condotta fino ad allora, dall’altra, proprio tale mentalità nutrita di rigore scientifico, gli permetteva di non fuggire il contatto con l’inconscio e di modulare la tensione che ne conseguiva con esercizi di yoga.

Scrive a questo proposito:

Per poter cogliere le fantasie che mi sollecitavano dal “sottosuolo” dovevo, per così dire, sprofondarmi in esse, cosa che provocava in me, non solo una violenta opposizione, ma una vera paura. Temevo di perdere il controllo di me stesso e divenire preda dell’inconscio.”(Ricordi , sogni, riflessioni pag. 206)

Jung non divenne preda del suo inconscio ma, come Giona nel  ventre della balena, rimase immerso nel flusso di contenuti  irrazionali, antichi, aggressivi, alieni fino ad individuare  in questo mare magnum dei “significanti“psichici  che ritornavano, il cui “significato” pareva condurlo ancora più lontano e la cui  valenza oltrepassava la sua piccola individualità.

Oltre agli archetipi scoprì, nelle profondità delle sue fantasie e dei suoi sogni, aspetti di se’ stesso,  sub-personalità definite. E con queste avviò un dialogo interiore che trascrisse, per obbedire sia alla sua parte scientifica, che alle intuizioni di  esploratore dell’inconscio.

Questi scritti sono un’importante testimonianza dell’azione dei Sè psichici e della molteplicità della psiche umana.

In questo suo viaggiare inconscio  Jung incontrò  diversi personaggi: Elia, Salomè, un grande serpente nero:

“Elia mi assicurava che essi appartenevano all’eternità e ciò mi sbalordiva del tutto. Con loro viveva un nero serpente che dimostrava un’inequivocabile simpatia per me.

Mi tenevo stretto ad Elia perchè sembrava che fosse il più ragionevole dei tre. Diffidavo invece di Salomè (prima energia femminile con cui entra in contatto). Con Elia avevo una lunga conversazione della quale però  non riuscivo a cogliere il significato” (op cit-pag 209).

Uno dei Sè di Jung  che si sviluppò da Elia (archetipo del Senex), venne chiamato Filemone:

“Filemone e le altre immagini della mia fantasia mi diedero la decisiva convinzione che vi sono cose nella psiche che non sono prodotte dall’io, ma che si producono da se’ e hanno una vita propria… nelle mie fantasie conversavo con lui e mi diceva cose che io coscientemente non avevo pensato, e osservai chiaramente che era lui a parlare non io“ ( op. cit. pag.211).

Il rigore metodologico dello studioso che annotava scientificamente ogni cambiamento e ogni dialogo interiore, equilibrava la discesa nell’irrazionale inconscio e questo, forse, permise a Jung di non sprofondare nella malattia, di non “perdersi”, ma di continuare la sua esplorazione fino a  scoprire in sé una voce femminile:

“Allora pensai… forse il mio inconscio ha dato forma ad una personalità che non sono io e che potrebbe esprimersi con le sue proprie vedute….mi interessava straordinariamente il fatto che una donna, dal mio interno dovesse interferire nei miei pensieri….

In seguito giunsi a capire che questa figura femminile interna rappresenta una parte tipica e archetipica nell’inconscio dell’uomo, e la indicai col nome di “Anima”, mentre chiamai “Animus” la figura corrispondente nell‘inconscio della donna” ( op. cit. pag.214)

Dapprima  impaurito da questa energia femminile così precisa e netta, Jung comincia  a parlarle indirizzandole i problemi, i dubbi o le stesse sue fantasie, come scrivendo a una parte di se stesso, ed in poco tempo impara a distinguere tra i contenuti della propria coscienza e la voce di Anima.

[bctt tweet=”Jung impara a distinguere tra i contenuti della propria coscienza e la voce di Anima”]

“Ma l’anima ha anche un aspetto positivo. E’ lei  che comunica le immagini dell’inconscio alla coscienza, e in ciò sta il suo pregio. Per decenni mi sono sempre rivolto all’anima quando ho sentito  che il mio comportamento emotivo era turbato e mi sentivo inquieto.

Allora voleva dire che c’era qualcosa nell’inconscio, e quindi chiedevo all’anima: Che c’è di nuovo adesso? Cosa vedi? Vorrei saperlo! Dopo qualche resistenza regolarmente  produceva un’immagine, e non appena questa compariva, il senso di inquietudine o di oppressione svaniva.” ( op cit  pag. 215)

E Anima ha una funzione unificatrice di collegamento fra l’io e l’inconscio, Anima ha il compito di trasmettere le immagini dell’inconscio alla coscienza.

Anima è, per Jung, un interlocutore, qualcuno a cui poter porre domande precise nei momenti di inquietudine, qualcuno da cui ricevere una risposta: un”immagine simbolica la cui presenza ha il potere di annullare ogni turbamento. E la curiosità verso l’immagine diventa l’ennesimo ponte, l’ennesimo collegamento fra Jung e anima.

Il concetto di anima di Jung è un traghettare i contenuti dall’inconscio alla coscienza e un “sapere inconscio” che supplisce alle mancanze ed ai dubbi del conscio e soddisfacendo la stessa possibilità di immergersi nei contenuti rimossi della coscienza che, in solo in seguito, Jung troverà nei sogni, resta fra le intuizioni più interessanti del suo lavoro di ricercatore e della sua esperienza di essere umano.

Marzia Mazzavillani Copyright © Vietata la riproduzione del testo

Testo ripreso ed ampliato da un mio articolo pubblicato sulla Guida Sogni Supereva nel gennaio 2006

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Il concetto di anima di Jung Nascita e formulazione di Anima junghiana ultima modifica: 2015-03-09T07:00:34+01:00 da Marni