I sogni in Alfred Adler rivestono un ruolo centrale in quanto espressione simbolica e finalistica dello stile di vita individuale. Nell’ambito della Psicologia Individuale riflettono in modo coerente le modalità con cui la persona si adatta alla realtà rendendo visibili i suoi schemi profondi e le sue convinzioni operative. L’articolo approfondisce i principi teorici alla base di questa visione, come il finalismo psichico e il simbolismo soggettivo e mette in luce il valore del sogno in ambito clinico come strumento di esplorazione e trasformazione del Sé.
La funzione dei sogni in Alfred Adler si colloca all’interno di una concezione finalistica della psiche in cui ogni espressione mentale ha uno scopo e concorre all’autoregolazione dell’individuo.
Il sogno, secondo Adler, non è mai un evento casuale né il semplice riaffiorare di contenuti rimossi, ma la manifestazione simbolica dell’unità psicologica della persona. Attraverso immagini e narrazioni oniriche, il sogno riflette, in modo inconscio ma coerente, lo stile di vita dell’individuo, il suo funzionamento, le sue modalità di affrontare la realtà e i suoi obiettivi evolutivi.
Nel sogno, la psiche mette in scena le tensioni, le aspirazioni e le strategie di adattamento dell’Io, offrendo alla persona una via indiretta per riconoscere la direzione che, spesso senza esserne pienamente consapevole, sta seguendo nella propria crescita.
Alfred Adler Biografia
Medico e psicoterapeuta austriaco, Alfred Adler (1870–1937) è il fondatore della Psicologia Individuale, un approccio pionieristico che ha segnato una svolta rispetto alla psicoanalisi classica. Nato a Vienna in una famiglia ebrea di origine ungherese, inizialmente collaborò con Freud nel movimento psicoanalitico, da cui si distaccò nel 1911 per divergenze teoriche fondamentali, in particolare sul ruolo della sessualità e sull’interpretazione del conflitto psichico.
Dopo aver fondato diverse cliniche per bambini a Vienna e diffuso le sue idee in Europa e negli Stati Uniti, Adler morì improvvisamente nel 1937 durante una tournée di conferenze in Scozia. La sua eredità è oggi riconosciuta come uno dei pilastri storici della psicologia del profondo e dell’approccio centrato sulla persona.
Il Distacco da Freud: dal Conflitto Pulsionale alla Finalità Soggettiva
Il rapporto tra Alfred Adler e Sigmund Freud fu inizialmente segnato da collaborazione e reciproca stima che si trasformò progressivamente in una netta divergenza teorica e metodologica. Freud riconobbe in Adler uno dei primi sostenitori della psicoanalisi, tanto da nominarlo presidente della Società Psicoanalitica di Vienna nel 1910.
Tuttavia, già da tempo Adler manifestava riserve sulla centralità della pulsione sessuale e sulla concezione deterministica dell’inconscio. Secondo Adler, infatti, l’essere umano non è mosso primariamente da pulsioni rimosse, bensì da un progetto di vita che include scopi soggettivi, spesso inconsapevoli, volti al superamento di un sentimento originario di inferiorità.
Questa visione teleologica e olistica della psiche si scontrava con il modello freudiano basato su conflitti interni e rimozioni. Il dissidio si fece insanabile quando Adler pubblicò Il temperamento nervoso (1911), opera in cui formulava le basi della Psicologia Individuale, distanziandosi radicalmente dalla metapsicologia freudiana. Ne seguì una rottura formale, che portò Adler a fondare un proprio gruppo di ricerca.
Mentre Freud continuava a indagare i meccanismi intrapsichici del desiderio e della rimozione, Adler si concentrava su come l’individuo costruisse attivamente il proprio stile di vita, inserito in un contesto sociale e orientato a un fine. La loro separazione segnò non solo una frattura personale, ma anche una svolta epistemologica nell’evoluzione delle psicologie del profondo.
Adler e Jung: Parallelismi e Divergenze Teoriche
Il rapporto tra Alfred Adler e Jung fu improntato a un rispetto reciproco, ma non si sviluppò mai in una vera alleanza teorica o collaborazione duratura, come inizialmente accadde tra ciascuno dei due e Freud. Entrambi, infatti, condivisero l’esperienza di essere protagonisti del primo movimento psicoanalitico e, successivamente, dissidenti rispetto alla teoria freudiana. Tuttavia, sebbene abbiano seguito traiettorie autonome, Adler e Jung non si unirono mai in un fronte comune contro Freud né integrarono le rispettive teorie.
Entrambi sottolinearono il ruolo della finalità psichica, pur declinandola in modo diverso:
- Adler come movimento verso un Sé ideale che compensa un sentimento di inferiorità e attribuendo importanza al fattore sociale.
- Jung nella realizzazione del Sé attraverso il processo di individuazione e valorizzando l’aspetto spirituale/simbolico
Malgrado queste affinità di fondo che compensavano le dimensioni trascurate dalla teorica freudiana, le loro divergenze teoriche restarono marcate. Adler fu sempre fedele a una concezione laica e pragmatico-educativa della psicoterapia, concentrandosi sulle dinamiche interpersonali e sullo stile di vita. Jung, al contrario, si rivolse a una metapsicologia simbolica e archetipica, esplorando l’inconscio collettivo, i miti e i processi di trasformazione interiore.
Alfred Adler: Influenze e convergenze teoriche
La funzione dei sogni in Adler va inserita nella cornice teorica della sua Psicologia Individuale che si situa in un terreno di confronto con pensatori che, pur partendo da prospettive differenti, condividono l’interesse per il ruolo del contesto sociale e la centralità del soggetto nella costruzione della propria esperienza di vita.
Questi scambi impliciti o espliciti rendono la teoria adleriana un ponte significativo tra psicoanalisi, psicologia umanistica e approcci sistemici, ponendo al centro la persona come agente attivo nel proprio sviluppo. L’approccio, centrato sull’intenzionalità e la finalità adattativa del sogno si integra quindi in un più ampio contesto teorico e pratico che dialoga con altri importanti studiosi i cui contributi arricchiscono la comprensione della dimensione onirica.
Dal Pragmatismo di William James alla Clinica Adleriana
William James (1842-1910) filosofo e psicologo statunitense, tra i padri del pragmatismo con la sua enfasi sul ruolo attivo della volontà e sull’esperienza vissuta come processo dinamico, anticipa una modalità terapeutica centrata sull’azione e sul potenziamento delle risorse individuali.
In ambito clinico, la funzione del sogno secondo Adler si presta a questo modello: non come semplice riemergere di contenuti passivi, ma come una possibilità di mobilitare strategie di adattamento e di favorire un cambiamento.
L’influenza di Karen Horney e la Lettura Sociale dei Sogni
Karen Horney (1885-1952) psicoanalista neo-freudiana che sottolinea la rilevanza dei fattori socio-culturali e la ricerca di sicurezza, trova un eco nella pratica clinica di Adler, dove il sogno è interpretato anche come una manifestazione delle sfide relazionali e sociali vissute dal paziente.
Il sogno diventa così un mezzo per individuare i conflitti interpersonali e le strategie di compensazione adottate, offrendo spunti per il lavoro terapeutico sul senso di appartenenza e sul rafforzamento dell’autonomia.
La Teoria Interpersonale di H.S. Sullivan e l’Esplorazione dei Sogni
L’attenzione di Henry Stack Sullivan (1892-1949) alle dinamiche interpersonali arricchisce l’approccio adleriano al sogno, che viene considerato in relazione al contesto sociale e alle relazioni significative. L’esplorazione del sogno consente di evidenziare i modelli ricorrenti di interazione e i bisogni insoddisfatti, orientando l’intervento verso una rielaborazione delle modalità relazionali e un incremento della consapevolezza sociale.
La Gestalt e l’Integrazione Esperienziale del Sogno
Fritz Perls (1893-1970) con la Gestalt-terapia, propone un uso del sogno come esperienza attiva nel “qui e ora” della seduta, esplorata attraverso il corpo, le emozioni e la consapevolezza. Questo approccio, centrato sull’integrazione dell’esperienza, si affianca alla visione adlerianache interpreta il sogno come espressione dello stile di vita e opportunità di cambiamento intenzionale. Entrambi promuovono una terapia orientata alla crescita del Sé e alla mobilitazione delle risorse individuali.
Fromm e l’umanesimo sociale nei sogni
Il contributo di Erich Fromm (1900-1980) arricchisce la lettura clinica dei sogni adleriani, enfatizzando la dimensione etica e sociale della personalità. In terapia, i sogni sono strumenti per esplorare non solo i vissuti individuali, ma anche il rapporto con la cultura e la società, mettendo in luce come la salute mentale si manifesti nella capacità di creare legami autentici e significativi. Il lavoro sui sogni può così diventare un percorso di riscoperta della libertà interiore e della responsabilità verso sé stessi e gli altri.
Funzione dei sogni in Alfred Adler: preparazione ai compiti della vita
Uno degli elementi centrali nel pensiero di Adler è il finalismo psichico: ogni manifestazione dell’attività mentale, inclusa quella onirica, è orientata verso una meta. La funzione dei sogni in Adler consiste proprio nell’offrire all’individuo uno spazio simbolico e protetto in cui “provare” soluzioni a conflitti interiori, insicurezze o compiti esistenziali imminenti.
In questa prospettiva, il sogno ha una funzione anticipatoria: mostra in forma drammatica e metaforica l’atteggiamento attuale della persona, preparandola emotivamente ad affrontare le sfide della realtà.
Applicazioni Cliniche e Terapeutiche
Nel setting terapeutico i sogni hanno un ruolo dinamico e orientato al cambiamento. Vengono accolti come un messaggio che anticipa problemi, desideri e risorse, permettendo al terapeuta e al paziente di esplorare insieme i modi in cui il sogno riflette il “stile di vita” e i compiti sociali, lavorando per potenziare l’interesse sociale e promuovere un adattamento creativo.
La sintesi tra l’approccio adleriano e le influenze di altri pensatori integra aspetti cognitivi, emotivi e relazionali offrendo un quadro clinico ricco e flessibile. Questo permette di adattare l’intervento alle esigenze specifiche del paziente, facilitando la riorganizzazione dei significati personali e l’acquisizione di strategie nuove per affrontare le sfide quotidiane.
Psicologia Individuale e Sogni: Continuità con lo Stile di Vita
Nella Psicologia Individuale non esiste una frattura tra l’esperienza diurna e quella onirica. Il sogno è coerente con lo stile di vita dell’individuo, inteso come l’organizzazione stabile di convinzioni, emozioni e strategie relazionali che ciascuno costruisce fin dall’infanzia.
Ciò che emerge nei sogni è quindi in linea con la visione soggettiva del mondo, i modelli interiori di relazione e le mete, spesso inconsapevoli, che la persona cerca di realizzare. Questo approccio supera la visione frammentaria del sogno restituendogli invece un ruolo di testimone simbolico dell’unità psicologica del soggetto.
Sogni e Simbolismo: il Linguaggio Metaforico dell’Inconscio
Per Adler, ogni sogno utilizza un linguaggio simbolico altamente personale. Ben lontana dall’idea di un dizionario universale dei simboli, la Psicologia Individuale sottolinea che i significati onirici vanno sempre compresi nel contesto della storia individuale.
Il terapeuta adleriano lavora quindi in stretta collaborazione con il paziente per esplorare i significati soggettivi delle immagini, riconoscendo il sogno come espressione metaforica del suo orientamento interno.
Sogni come Strumenti Terapeutici
La funzione dei sogni in Alfred Adler non mira alla semplice interpretazione, ma alla comprensione empatica dello stile di vita del paziente. Il sogno diventa una risorsa preziosa per accedere ai vissuti più profondi, spesso non ancora verbalizzati, e per aiutare il soggetto a riconoscere pattern di evitamento, compensazione o ricerca di superiorità.
Il sogno, in questo senso, è uno specchio della posizione esistenziale del paziente rispetto ai compiti fondamentali della vita: lavoro, amore e senso di appartenenza sociale. Attraverso la narrazione e l’esplorazione del sogno, è possibile facilitare un processo di consapevolezza e riorientamento, favorendo un cambiamento autentico.
Sogni e Responsabilità Personale
La funzione dei sogni in Alfred Adler non è solo diagnostica, ma di potenziale alleanza nella crescita personale. Portare alla coscienza i contenuti simbolici del sogno permette di aumentare la consapevolezza delle proprie modalità disfunzionali e di scegliere intenzionalmente nuove strategie, più coerenti con i propri valori e obiettivi.
Il sogno diventa così un’occasione per esercitare l’auto-superamento secondo Adler una delle forze motivazionali più profonde dell’essere umano che lo porta a superare i propri limiti e a raggiungere le proprie mete e realizzazione personale. In questo modo, l’individuo non è vittima del sogno, ma può farsene interprete attivo e trasformativo.
La funzione dei sogni in Alfred Adler: una guida simbolica verso il Sé
Nella visione teorico-clinica di Adler, il sogno non è un enigma da decifrare, ma un messaggio simbolico che riflette e sostiene il percorso evolutivo dell’individuo. L’esperienza onirica si inserisce armonicamente nell’unità della persona, rivelando, attraverso immagini soggettive e finalistiche, le modalità con cui l’Io cerca di orientarsi nel mondo, superare i propri vissuti di inferiorità e realizzare uno stile di vita coerente.
Anche nel sonno, l’inconscio continua a operare come una forza direzionale, orientata alla coerenza e alla trasformazione dello stile di vita.
Il sogno, in questa prospettiva, non solo rispecchia la condizione psichica attuale dell’individuo, ma può anche anticipare movimenti di cambiamento, segnare una svolta o rendere visibili nodi interiori ancora inconsci nella vita diurna.
Si configura dunque come un atto psichico dotato di intenzionalità, capace di evocare risorse interne, mettere in scena tensioni latenti e proporre immagini creative che guidano l’individuo verso una maggiore integrazione e consapevolezza.
In questo modo, il sogno si rivela una bussola interna che, pur con il suo linguaggio metaforico, parla al terapeuta e al paziente della possibile direzione e di un Sé in divenire.
Marzia Mazzavillani Copyright © Vietata la riproduzione del testo
Bibliografia
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