Il ruolo dei sogni nella regolazione emotiva rivela la capacità della psiche di trasformare le esperienze affettive in immagini dando forma a ciò che, durante la fase di veglia, rimane confuso o nascosto. I sogni rappresentano il più sofisticato meccanismo di regolazione emotiva capace di mediare tra conscio e inconscio, integrare le tensioni interne e favorire la crescita personale. 

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Regolazione emotiva

I sogni sono un aspetto fondamentale dell’esperienza umana e spesso appaiono come intermediari tra i processi cognitivi coscienti e quelli più automatici e inconsapevoli e questo influisce sulla stabilità psichica e la regolazione emotiva dell’individuo, come ha evidenziato la psicologia analitica a partire dagli studi di Freud e Jung.

Ma cosa significa regolazione emotiva?

La regolazione emotiva è la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni in modo adeguato alla situazione/relazione, così da rispondervi in modo equilibrato. Non si tratta di reprimere o ignorare ciò che si prova, ma di riuscire a modularne intensità, durata ed espressione così da evitare reazioni impulsive o eccessive e favorire l’espressione di sé e la comunicazione.

In pratica, una persona con una buona regolazione emotiva è capace di affrontare stress, conflitti e frustrazioni senza esserne travolta, di recuperare rapidamente dopo aver vissuto momenti emotivamente intensi o destabilizzanti e di affrontare esperienze difficili senza che queste compromettano il suo benessere globale.

Questa capacità non è innata, ma può essere sviluppata nel tempo attraverso esperienze di vita, pratiche di consapevolezza e strumenti terapeutici, tra i quali l’analisi dei sogni che permette di esplorare e dare un senso anche alle emozioni più profonde e rinnegate.

Il ruolo dei sogni

Sogni non sono solo immagini notturne che “arrivano”, ma un vero e proprio processo dinamico in cui il conscio e l’inconscio entrano in contatto attivando un processo che permette di affrontare, modulare e trasformare tensioni emotive difficili da gestire nella vita diurna.

Così il sogno diventa un ponte tra conscio e inconscio, perché trasforma quelle emozioni, potenzialmente distruttive, in contenuti che la mente può accettare e rielaborare e questa è una funzione cruciale per la regolazione emotiva.

Ruolo dei sogni, regolazione emotiva e approcci teorici

Pur nei diversi approcci teorici i sogni appaiono come lo spazio in cui la mente “lavora” le emozioni, le integra e le rielabora, permettendo all’individuo di sviluppare strategie interne di modulazione e di ricerca di un equilibrio più stabile.

Sigmund Freud

Freud ha introdotto il concetto di sogno quale “via regia” per arrivare all’inconscio (quindi sogni come forma di conoscenza di quei contenuti che vi risiedono) evidenziando come i desideri e i conflitti nascosti si presentino nei sogni“trasformati”, così da raggiungere la coscienza senza provocare turbamento.

In questa prospettiva, le immagini oniriche non appaiono come semplici fantasie, ma strumenti attraverso cui la mente lavora sulle emozioni, integra esperienze più o meno difficili contraddittorie e consente una trasformazione interna dei sentimenti più intensi o conflittuali (ovvero una regolazione emotiva).

Carl Gustav Jung

Jung ampliando questa visione, sottolinea la funzione compensatoria dei sogni che mostrano ciò che la coscienza tende a trascurare o rifiutare, consentendo alla persona di confrontarsi con aspetti della personalità lontani e rinnegati. In questo modo, i sogni contribuiscono all’equilibrio interno e favoriscono il processo di individuazione, promuovendo un contatto consapevole con parti di sé che, se trascurate, generano disagio e dissonanza.

L’approccio junghiano evidenzia anche la dimensione narrativa e immaginativa dei sogni che permette alla psiche di sperimentare soluzioni interne a conflitti e tensioni, senza la rigidità imposta dalla realtà diurna.

Wilfred Bion

Bion offre un contributo unico e originale centrato sul concetto di funzione alfa, ovvero la capacità della mente di trasformare emozioni grezze e caotiche in contenuti psichici pensabili e integrabili. I sogni, anche in questa visione svolgono una funzione di regolazione, perchè consentono alla mente di “digerire” le emozioni complesse e di renderle disponibili alla coscienza.

James Hillman

Hillman, propone un modo di leggere il sogno che si integra in modo significativo con la regolazione emotiva, perché il sogno offre un “spazio interno” in cui le emozioni complesse (angoscia, desiderio, nostalgia, potenziale creativo) possono essere esplorate in sicurezza senza la pressione di dover agire direttamente nel mondo esterno.

Quando un’emozione viene rappresentata nel sogno diventa accessibile alla riflessione. In  parole povere, Hillman ci mostra che la regolazione emotiva non è un esercizio di controllo guidato dalla volontà e dalla mente, ma un’operazione simbolica: nel sogno, possiamo “sentire meglio” ciò che ci abita e dare forma ad emozioni che altrimenti resterebbero  represse o incontrollate.

Melanie Klein

Per Klein nel sogno si riflettono i processi di introiezione e proiezione che caratterizzano le prime fasi della vita. Questo significa che le immagini oniriche riattivano, in forma simbolica, le dinamiche originarie, trasformando emozioni primitive come rabbia, paura o ansia, in immagini più tollerabili e rappresentabili.

Così la funzione onirica assolve un compito simile a quello della rêverie materna descritto da Bion: accogliere, trasformare e restituire le emozioni grezze in una forma psichica più accettabile e integrabile. Questo ci dice che il sogno non solo esprime contenuti inconsci, ma partecipa attivamente al mantenimento dell’equilibrio emotivo interno in una sorta di processo omeostatico che permette al soggetto di elaborare tutte quelle tensioni che la mente cosciente non sarebbe in grado di gestire durante la veglia.

Ruolo dei sogni e meccanismi neuroscientifici

Anche le neuroscienze contemporanee hanno confermato il ruolo fondamentale dei sogni nella regolazione emotiva, mostrando come il cervello durante il sonno attivi sistemi specifici di elaborazione.

In particolare, la fase REM caratterizzata da un’intensa attivazione limbica (amigdala e ippocampo) e da una parziale disattivazione della corteccia prefrontale, permette alle emozioni di emergere e di essere rielaborate senza l’interferenza della coscienza.  Questo permette all’individuo di confrontarsi con situazioni emotivamente complesse nei sogni, ma anche di integrare naturalmente l’esperienza nella sua vita diurna.

E ci spiega perché i sogni, pur apparendo fantastici o caotici o paurosi, abbiano poi un tangibile effetto sul benessere emotivo e sulla capacità di affrontare conflitti interni (ed esterni) in maniera più equilibrata.

Michel Jouvet

Il contributo di Michel Jouvet offre un’ulteriore chiave di lettura con la sua definizione di sonno REM come “stato paradossale”. Sebbene il corpo in questa fase sia paralizzato, il cervello è estremamente attivo e questo consente alla mente di “provare” stimoli emotivi senza rischi reali per il corpo. In altre parole, il cervello crea un laboratorio interno sicuro, in cui le emozioni possono essere elaborate e trasformate in strategie adattive, contribuendo così alla regolazione emotiva e alla preparazione a situazioni emotivamente complesse nella vita diurna.

Altri studi sperimentali (van der Helm & Walker, 2009) confermano che la rielaborazione notturna dei ricordi emotivi riduce la reattività fisiologica allo stress al risveglio, attenua l’intensità di emozioni negative e contribuisce allo sviluppo della resilienza psicologica.

In queste prospettive il sogno non è un fenomeno casuale ed esclusivamente simbolico, ma un processo attivo di modulazione emotiva: attraverso le immagini e le narrazioni oniriche, la mente riesce a integrare le esperienze, consolidare ricordi e creare connessioni interne tra conscio e inconscio, e questo ha effetti concreti sulla regolazione quotidiana.

Ruolo dei sogni e dimensione clinica

In ambito clinico i sogni sono fondamentali per individuare conflitti emotivi, paure, desideri o tensioni relazionali che, pur non emergendo nella coscienza, influenzano profondamente il comportamento e la regolazione affettiva.

Tecniche come il Voice Dialogue permettono di entrare in contatto con le diverse parti psichiche che emergono nei sogni, creando un  contatto tra queste e l’Io consapevole e favorendo una maggior comprensione/accettazione di sé e lo sviluppo di strategie per affrontare le emozioni più intense.

Nei disturbi emotivi, come ansia, depressione o PTSD, i sogni assumono spesso caratteristiche ricorrenti o disturbanti, indicando nodi problematici ed emotivi. La loro osservazione e interpretazione non è solo un esercizio simbolico, ma uno strumento operativo che permette di comprendere e trasformare quegli aspetti e quelle emozioni più disorganizzate in elementi carichi di potenziale che può essere integrato per migliorare l’espressione emotiva e la capacità di affrontare le sfide quotidiane.

Applicazioni pratiche e terapeutiche

L’osservazione e l’elaborazione dei sogni hanno ricadute concrete sulla vita emotiva e relazionale. In terapia il lavoro sui sogni permette di identificare emozioni che non sono state ancora riconosciute, comprendere dinamiche relazionali disfunzionali e integrare esperienze traumatiche.

I sogni diventano così strumenti operativi per la regolazione emotiva, offrendo al soggetto opportunità di auto-esplorazione e di potenziamento della resilienza.

Anche nella pratica personale, scrivere i propri sogni, riflettere sui temi più ricorrenti e riconoscere le emozioni dominanti favorisce una maggiore consapevolezza di sé, migliora la capacità di modulare le risposte emotive e contribuisce allo sviluppo di strategie interne di coping.

In questo senso, il sogno non è un semplice fenomeno notturno, ma un alleato quotidiano della mente nel mantenimento dell’equilibrio psicologico.

Marzia Mazzavillani Copyright © Vietata la riproduzione del testo

Bibliografia
Freud, S. (1900). Die Traumdeutung. Vienna: Franz Deuticke. (trad. it. L’interpretazione dei sogni, Milano: Boringhieri, 1972).
Hillman, J. (1975). Re-Visioning Psychology. New York: Harper & Row. (trad. it. Rivedere la psicologia, Milano: Raffaello Cortina, 1994).
Jouvet, M. (1991). La nature du rêve. Paris: Fayard. (trad. it. La natura del sogno, Roma-Napoli: Theoria, 1991).
Jouvet, M. (2001). Pourquoi dormons-nous? Pourquoi rêvons-nous? Paris: Odile Jacob. (trad. it. Perché dormiamo? Perché sogniamo?, Bari: Dedalo, 2001).
Jung, C. G. (1964). Man and His Symbols. London: Aldus Books. (trad. it. Uomo e suoi simboli, Torino: Bollati Boringhieri, 1980).
Walker, M. P. (2017). Why We Sleep. New York: Scribner. (trad. it. Perché dormiamo, Milano: Mondadori, 2018).
van der Helm, E., & Walker, M. P. (2011). Sleep and emotional memory processing.  Sleep Med Clin. 2011 Mar;6(1):31-43.


Prima di lasciarci

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Il RUOLO dei Sogni nella Regolazione Emotiva ultima modifica: 2025-10-16T15:59:35+02:00 da Marni