Che cos’è l’inconscio collettivo ? In che cosa si differenzia dall’inconscio individuale? Nell’articolo viene affrontato il concetto più rivoluzionario ed ostico formulato da Jung, dalla sua scoperta alla necessità di provarne l’esistenza, alle immagini che ne semplificano la comprensione fino ad arrivare alla sua funzione di “contenitore”e di “insieme” che connota il genere umano.

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Jung simboli dell’inconscio collettivo

La definizione di inconscio collettivo è legata a C. G. Jung che supera il concetto di inconscio individuale, fondamento della teoria psicoanalitica e del metodo di interpretazione dei sogni freudiano, rilevando l’esistenza di un sistema universale che appartiene al genere umano, che abbraccia ogni tempo, cultura e razza e in cui si muovono i simboli primordiali degli archetipi.

Se Jung nei suoi scritti lamenta l’incomprensione che ha avuto tale concetto presso i suoi contemporanei, anche per i moderni l’inconscio collettivo è un concetto difficile, scollegato com’è dal livello fisico dell’esistenza.

Tuttavia la sua importanza non può essere messa in discussione perchè, pur trascendendo il livello materiale e individuale dell’esistenza, ne offre una visione più completa, e attribuisce un senso a credenze, tradizioni, riti e istinti che affondano le radici nella notte dei tempi.

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La scoperta dell’inconscio collettivo

La scoperta dell’inconscio collettivo non fu frutto di un’improvvisa illuminazione, Jung arrivò a concepirne l’esistenza grazie ad una serie di intuizioni, alle sue conoscenze di storia e mitologia e alla metodologia di pensiero ormai lontana dal razionalismo e dall’eziologia di Freud e Adler.

Ma fu sopratutto grazie ad un suo sogno, ampiamente citato nell’articolo“Sogno di Jung. La scoperta dell’inconscio collettivo” che questa teoria prese forma.

Nel sogno Jung, esplorando casa sua, scendeva in un locale sotterraneo in cui trovava resti di vestigia romane e poi sempre più giù, arrivando in una caverna con reperti primitivi e teschi umani. Ecco cosa scrive a questo proposito:

 

“Col pianterreno cominciava l’inconscio vero e proprio. Quanto più scendevo in basso, tanto più diveniva estraneo e oscuro. Nella caverna avevo scoperto i resti di una primitiva civiltà, cioè il mondo dell’uomo primitivo in me stesso, un mondo che solo a stento può essere illuminato dalla coscienza….

Il mio sogno pertanto rappresentava una specie di diagramma di struttura della psiche umana…. il sogno divenne per me un’immagine guida..fu la mia prima intuizione dell’esistenza, nella psiche personale, di un “a priori” collettivo..” (1) pag. 187-188

 

 

Questa intuizione spinse Jung ad analizzare i suoi sogni e quelli altrui con sempre maggiore interesse trovandovi tracce di un passato storico e di immagini mitologiche non appartenenti al vissuto individuale, e lo portò a concepire l’esistenza di uno spazio inconscio più vasto e ricettivo che chiamò inconscio impersonale o sovrapersonale (per distinguerlo da quello personale) o inconscio collettivo.

Che cos’è l’inconscio collettivo

Se l’inconscio individuale fonda la sua esistenza sulle esperienze personali pur rimosse e sepolte, sui contenuti non accessibili alla coscienza, sulle pulsioni e sugli istinti più primitivi e segreti, l’inconscio collettivo scardina tale limite per acquisire uno spazio che oltrepassa il personale, e fa confluire le individualità in un’ UNICA impronta che designa TUTTO il genere umano.

L’inconscio collettivo è ciò che sostiene i comportamenti ed il sentire dell’essere umanocome razza”, è ciò che appartiene a tutti, si collega a tutti e riunisce ogni livello di esperienza.

Di seguito la definizioni di inconscio collettivo di Jung tratta da una conferenza tenuta nel 1936 per l’Abernethian Society presso il St Bartholomew’s Hospital e in seguito  inserita nel saggio “Gli archetipi dell’inconscio collettivo“:

 

“L’inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall’inconscio personale per il fatto che non deve, come questo, la sua esistenza all’esperienza personale e perciò non è un’acquisizione personale.

Mentre l’inconscio personale è formato essenzialmente da contenuti che sono stati un tempo consci, ma poi sono scomparsi dalla coscienza perchè dimenticati o rimossi, i contenuti dell’inconscio collettivo non sono MAI stati nella coscienza e perciò non sono mai stati acquisiti individualmente, ma devono la loro esistenza esclusivamente all’ereditarietà.

L’inconscio personale consiste sopratutto di complessi, il contenuto dell’inconscio collettivo è formato essenzialmente da archetipi….

La mia tesi dunque è la seguente: oltre alla nostra coscienza immediata, che è di natura del tutto personale e che riteniamo essere l’unica psiche solo empirica (anche se vi aggiungiamo l’inconscio personale come appendice), esiste un secondo sistema psichico di natura collettiva, universale e impersonale, che è identico in tutti gli individui. Quest’inconscio collettivo non si sviluppa individualmente, ma è ereditato.” (2) pag. 153-154

 

Un’immagine di inconscio collettivo

Possiamo meglio comprendere cosa siano inconscio individuale e collettivo se pensiamo all’inconscio individuale come ad una radice che affonda profondamente nell’essere umano e all‘inconscio collettivo come alla pianta che ne scaturisce, con l’insieme di rami e foglie che si intrecciano ad altri rami e foglie a formare una foresta.

Oppure considerare l’inconscio collettivo come un grande fiume che scorre toccando della stessa acqua ogni punto delle sue sponde.

 

Un esempio di inconscio collettivo

Jung porta come esempio dell’esistenza dell’inconscio collettivo la sua esperienza con un paziente schizofrenico ed il racconto di una visione-allucinazione da questi descritta guardando il sole.

Jung scoprì solo 4 anni più tardi, in un testo del filologo A. Dieterich (“Eine Mithrasliturgie” Lipsia 1903), che il racconto dell’illusione di questo suo paziente coincideva con un antico rituale mithriaco riportato nel Papiro di Leida.

Questa esperienza è riportata ampiamente sia in “Simboli della trasformazione” che ne “Gli archetipi dell’inconscio collettivo” (pag 165).

Secondo l’ intuizione di Jung alcuni modelli di comportamento e alcuni simboli arcaici sono parte dell’eredità umana da SEMPRE, e possono essere canalizzati dalla psiche individuale sia nelle forme più arcaiche ed incomprensibili per l’uomo civilizzato (come nel caso delle visioni e delle allucinazioni schizoidi), che nei rituali più accettabili ed aderenti ai valori dell’epoca storica (vedi funzioni religiose o altri riti collettivi).

I contenuti dell’inconscio collettivo

I contenuti dell’inconscio collettivo derivano dall’ereditarietà e da forme e sistemi che hanno eguale validità in ogni cultura, in ogni area geografica ed in ogni periodo storico.

In questo territorio, svincolato da ogni concetto di spazio e di tempo si muovono gli archetipi e confluiscono i miti.

E si attivano aspetti immateriali legati alla spiritualità e all’istinto che ritroviamo facilmente nei SOGNI.

L’inconscio collettivo si manifesta nei sogni dell’uomo con:

  • simboli strani e lontani dalla esperienza individuale
  • sentimenti e pensieri altrettanto lontani e apparentemente scollegati da ciò che si prova e vive nella realtà
  • intuizioni ed apparizioni che hanno un carattere numinoso o precognitivo
  • i “grandi sogni”.

E sono proprio i sogni  il “metodo di prova” scelto da Jung per convalidare l’esistenza degli archetipi che abitano l’inconscio collettivo.  Egli scrive a questo proposito:

 

“Dobbiamo ora porci il problema di trovare il modo di provare l’esistenza degli archetipi.  Poiché si suppone che gli archetipi producano certe forme psichiche, dobbiamo considerare come e dove si possa reperire del materiale che mostri queste forme.

La fonte principale sono i SOGNI, che hanno il vantaggio di essere prodotti involontari, spontanei, della psiche inconscia, e pertanto puri prodotti di natura, non falsificati da uno scopo conscio”. (2) pag. 162

 

 

La funzione dell’inconscio collettivo

La funzione dell’inconscio collettivo è legata alla nostra eredità genetica e alla necessità, forse, di far confluire in un unico sistema gli impulsi umani fondamentali, così da dare un’ impronta generale ed universale alla razza terrestre.

Forse un modo per distinguerci da altre forme vitali o per ricordare all’uomo le basi costituenti della sua umanità.

Il concetto di inconscio collettivo formulato da Jung ci aiuta a comprendere i modelli di comportamento istintuale che guidano l’uomo, l’esistenza delle sincronicità, le intuizioni fulminee ed inspiegabili, le “premonizioni”, i contenuti numinosi che affiorano alla coscienza e i “grandi sogni” ricchi di antichi simboli.

E ci aiuta a dare un senso alla nostra complessità di esseri umani e alle innumerevoli influenze, connessioni e legami che caratterizzano la nostra vita.

 

L’inconscio collettivo ci aiuta a dare un senso alla nostra complessità di esseri umani.

 

Marzia Mazzavillani Copyright © Vietata la riproduzione del testo


Note e bibliografia

  1. C.G. Jung Ricordi, sogni, riflessioni Rizzoli
  2. C.G. Jung Gli archetipi dell’inconscio collettivo”  Bollati Boringhieri Torino 2011
  3. C.G. Jung Psicologia dell’inconscio Bollati Boringhieri Torino 2012

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Inconscio collettivo di Jung Nascita Formulazione Significato ultima modifica: 2019-05-20T07:00:22+02:00 da Marni